Le precedenti sommarie indicazioni suggeriscono che, allo stato attuale delle conoscenze, la scarsità di acqua può essere sconfitta attraverso azioni combinate di pianificazione dell’uso delle risorse naturali, che vanno dall’uso razionale delle foreste, alla regolazione del corso dei fiumi, alla lotta all’inquinamento.
Il successo dipende dalla crescita di una cultura capace di affrontare il problema dell’acqua anche attraverso lo sviluppo di una nuova contabilità che sia economica ed ecologica insieme, ma soprattutto, attraverso una "visione" complessiva e unitaria dei problemi, come dimostra quanto fu fatto negli Stati Uniti all’epoca del New Deal di Roosevelt, negli anni trenta.
Si vide allora - e la lezione vale ancora oggi - che le opere lungimiranti di regolazione del corso dei fiumi consentono di combattere l’erosione del suolo, di aumentare la produzione di elettricità, di migliorare le produzioni agricole, di offrire le infrastrutture per nuove città e imprese produttive, soprattutto di far crescere le occasioni di lavoro.
Un lavoro motivato dalla sensazione che si sta rendendo un servizio alla collettività, che si sta compiendo un’impresa di solidarietà e di pace.
Purtroppo le forze culturali e scientifiche, coloro che sono stati e sono impegnati nell’educazione, nei vari paesi del mondo, sono state spesso povere di visione del futuro e, rincorrendo i microproblemi di oggi, hanno perso di vista i grandi orizzonti. Per cui la crisi del Nord del mondo ha aggravato la povertà e le difficoltà del Sud del mondo; intorno all’acqua sono esplose le contraddizioni fra le malattie del Nord del mondo, dovute all’egoismo dei paesi ricchi, e le malattie del Sud del mondo, dovute alla ribellione dei poveri, di fronte ad uno sfacciato egoismo.
Il coraggio e la solidarietà possono essere l’unica efficace cura per le malattie di tutti e due.