La scuola dovrebbe inoltre avere un ruolo fondamentale nell’informazione ed educazione sui problemi della scarsità: quanta acqua viene usata? da chi? per fare che cosa? come viene usata l’acqua? come uso "io" l’acqua? potrei usarla diversamente?
Per riconoscere quali usi sono essenziali e quali superflui bisognerebbe perfezionare degli indicatori del valore dell’acqua, legati alla sua scarsità. Si può per esempio parlare di un "costo in acqua" di un bene o di un servizio, espresso in termini fisici, "naturali", come litri di acqua necessaria per fare una doccia, per produrre un quintale di grano o di patate o per allevare un maiale, per fabbricare un kilogrammo di zucchero o di acciaio, eccetera.
Come nel caso di tutte le risorse scarse "varrà" di più una merce o un servizio che hanno richiesto "meno" acqua per unità di utilità umana prodotta.
Per far fronte al problema dell’acqua è quindi essenziale sviluppare e diffondere corrette informazioni sull’uso dell’acqua spiegando che è indispensabile sfruttare di meno i beni naturali, in primo luogo l’acqua, che sono di tutti e che sono scarsi. L’eccessivo sfruttamento da parte di alcuni è una forma di violenza; il contenimento dei consumi è un segno di solidarietà.
Il contenimento dei consumi non rende più poveri, anzi; esso richiede lo sviluppo di ricerca scientifica e di innovazioni tecniche nell’irrigazione, negli strumenti e nelle apparecchiature domestici, nei processi industriali. Anzi, la diffusione della cultura del contenimento degli sprechi e dei consumi eccessivi di acqua fa aumentare la ricchezza, crea nuova occupazione.